Scudi di pietra

Di ispirazione, anche se solo per la forma, sono stati gli scudi norreni appesi fuori dei drakkar.
Essi sono allegoria di viaggio. Tumultuoso come le traversate che i vichinghi affrontavano a bordo delle loro navi è il percorso dell’artista nei meandri della sua ricerca, che spesso non è di questo mondo. Le onde sono dubbi e le paure gorghi, in un mare più che vasto dove frequente è l’incertezza di trovare approdo.
E come le genti andavano al porto, secondo l’usanza che non è solo vichinga ma di molti popoli di mare (come anche dell’italiana Genova cantata da F. De Andrè nella Crueza de ma’), a salutare i naviganti che non si sapeva se avrebbero fatto ritorno, così io immagino le persone passare tra file di scudi decorati a salutare il viaggio dell’artista che è fatto di sogni che vogliono diventare concreti; un viaggio in cui non c’è certezza di riuscita ma che egli deve fare perché è così che si crea il mondo. Perché il mondo è fatto di cose che prima non esistevano e ora esistono perché qualcuno le ha immaginate.

Visualizzazione del risultato